6. ott, 2022

L'OPPIO DEL POPOLO

Ma davvero non c’è più niente da fare? Questa è la domanda che ci rimbalza nella testa come una pallina impazzita che cerca di trovare una via per uscire, magari dalle orecchie. Di fronte a come è combinato il mondo con le sue ingiustizie, le sue violenze, le sue guerre, le sue malattie, il suo cammino di autodistruzione in cui, a passi svelti, s’è avviato la domanda è davvero legittima. Per di più nel nostro “giardino di casa” prevedibilmente ci aspettano tempi che dire bui è un eufemismo. Con la Destra al governo non è difficile prevedere limitazioni ai diritti civili e sociali, un aumento delle sperequazioni dove sempre più persone faticheranno a campare mentre i pochi super-ricchi saranno sempre più ricchi. Soprattutto ci aspetta un controllo su tutti gli strumenti della vita culturale, dall’informazione alla letteratura, al teatro, al cinema, alle arti in genere per non parlare della scuola e dell’università. E allora che fare?

“Ecco una domanda angosciosa, che mi viene di pormi dopo aver letto e ascoltato tanti intellettuali e artisti italiani, e discusso con loro. Nei più intelligenti e stimabili, nei più esigenti e coerenti, è diffusa una convinzione che dichiarano oggi serenamente, come un dato di fatto irreversibile, incontrovertibile. Il mondo è arrivato a pochi passi dalla fine, essi pensano, e ogni tentativo di azione, ogni possibilità di riuscire a cambiare il corso delle cose, è inane, è superfluo, non serve a niente. Nel mentre giornalisti e politici si ostinano a credere e a farci credere che ‘tutto va ben, madama la marchesa’, come recitava una proverbiale canzonetta francese mentre stava scoppiando la seconda guerra mondiale, e nel mentre ‘il popolo’ si beve le loro chiacchiere e pensa – quando si azzarda a pensare con la propria testa, e questo non succede spesso – ai fatti propri, alla mera sopravvivenza del proprio ‘particulare’, i più intelligenti tra i nostri artisti e pensatori sembrano ossessivamente preoccupati solo di apparire e di avere, o si comportano come ‘il popolo’ esprimendo una saggezza che invita all’abbandono di ogni concreta speranza nel futuro. Di conseguenza ‘a cedere le armi’, ad aspettare la fine dedicandosi alle proprie opere, e a godere di quel tanto che rimane ancora da godere.” (da “l’oppio del popolo” di Goffredo Fofi edizioni Elèuthera).

E così continua Fofi: “Cosa rispondere, dunque, ai più lucidi tra i nostri intellettuali e pensatori e artisti se non quello che da tempo immemorabile, quando non si pensava che il genere umano potesse avere fine, qualcun altro ha sostenuto con forte persuasione: si, forse il mondo è del male, forse l’umanità non vuol saperne del libero arbitrio e della difficoltà che comporta lo scegliere l’altra parte, la parte del bene? Ma questo a noi non piace e non l’accettiamo, a questo stato di cose diciamo di no operando nella direzione contraria, nella direzione del bene.

E poi, citando un suo intellettuale di riferimento: “…mi dicono che il pesce grande mangerà sempre il pesce piccolo, che ci saranno sempre la malattia e la morte, l’ingiustizia e l’esclusione, la violenza e la guerra, ma una realtà come questa non va accettata, e bisogna far tutto quel che si può per cambiarla, con quei mezzi che non ne perpetuino le logiche. E proprio in tempi brutti come quelli in cui ci hanno precipitato, e proprio perché temiamo che possano essere gli ultimi o i penultimi, che bisogna – più fermamente e più convinti che mai – dichiarare la nostra non-accettazione, cercando di trovare in quest’azione coloro che sentono come noi, e aiutando gli altri a sentire l’urgenza delle scelte più attive.”

È ciò che dice Fofi che noi intendiamo, nel nostro Manifesto dei valori, per “agitazione culturale” declinandolo nell’ambito della Letteratura, oltre che nella vita di ognuno di noi. Infatti per noi la Letteratura è innanzi tutto uno strumento per capire il mondo e, così facendo, per cambiarlo. Secondo noi oggi c’è l’urgenza di squarciare la cappa dell’omologazione indotta dal pensiero unico dominante, l’oppio del popolo appunto, per rintracciare frammenti di pensiero critico per poi trasformarli in azioni.

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