Il nostro Manifesto dei valori

Per noi la Letteratura è lo strumento per capire il mondo e le relazioni che lo determinano. Ma la realtà è complessa e servono risposte articolate per interpretarla. La semplificazione dominante, invece, in Letteratura come in altri ambiti, ne nasconde le caratteristiche più profonde. Soprattutto la realtà è contradditoria e la sua lettura dipende dagli strumenti che si usano per guardarla. Insomma dipende da quale parte si sta nella contraddizione. Per quanto ci riguarda dichiariamo apertamente che il nostro sguardo è quello di una parte, quella parte che pensa che non ci sia niente di immutabile perché tutto è in movimento, che un altro mondo sia possibile e che sia possibile, soprattutto, praticare le azioni per cambiare quello che abbiamo. Prima di tutto bisogna capirlo ma per capirlo occorre trasformarlo, occorre prendere parte e non sorvolarlo con la falsa illusione di poter stare sopra le parti.

Noi pubblichiamo e pubblicheremo solo quelle opere che spingono a pensare, riflettere, generare domande. E allora i contenuti sono determinanti. Non ci interessano le vuote introspezioni individuali perché l’uomo è fatto di relazioni, con i suoi simili e col mondo che lo circonda. L’individuo è un concetto astratto che non è nemmeno definibile separato dal resto. Non ci interessano le storie d’intrattenimento perché distolgono l’attenzione dalla comprensione del reale. Non ci interessano nemmeno gli esercizi di stile se questi non supportano i contenuti o se non diventano un grimaldello per scardinare i significati dominanti.Per noi anche la forma può essere contenuto!

Ma quello che pubblichiamo non è Letteratura “militante” perché questa è sempre stata povera di domande limitandosi a una lettura univoca del reale. Non è nemmeno un ritorno al “realismo” sterile e anacronistico, anzi il contrario: secondo noi oggi serve la metafora, l’iperbole, l’assurdo per portare all’estremo i concetti in modo da renderli comprensibili diradando la nebbia della confusione in cui vengono nascosti, in una sorta di disvelamento d’una verità che è celata, soprattutto attraverso l’ambiguità dei suoi meccanismi egemonici. Il semplice “registrare” non ci aiuta a capire. Viviamo in una società del desiderio dove il processo di produzione del valore ha sussunto completamente il nostro essere desiderante, le nostre sensazioni e sentimenti, i nostri stessi comportamenti. Quest’ultimi, ormai, contengono in sè un carattere ritualizzato di identificazione per cui se non ci sei non sei. Serve quindi un’azione di pedagogia sociale che ci aiuti ad analizzare, e smascherare, questi meccanismi occulti.

Siamo ambiziosi? Forse.Si può intraprendere una strada come la nostra quando tutta l’industria editoriale va esattamente al contrario? Non lo sappiamo ma ci proviamo. Si può non accettare le regole del mercato e non rincorrere i gusti del lettore medio? Crediamo di si, basta solo un po’ di coraggio. E questo non ci manca.